La giusta distanza è quella che ti permette di osservare le cose con la giusta prospettiva senza farti troppo coinvolgere ma al tempo stesso senza essere troppo distante, freddo e razionale.
Così il regista Carlo Mazzacurati descrive la sua idea di "giusta distanza" come di quell'approccio che ogni giornalista serio e professionale dovrebbe avere nei confronti dei fatti e pertanto delle notizie.
E questo è anche l'insegnamento che riceve un giovane aspirante giornalista, pieno di ideali e di passione, nel momento in cui ottiene da Il Resto del Carlino l'incarico di corrispondente locale del paese del basso Polesine in cui vive, un paese immerso nelle nebbie in cui il lento fluire del tempo segue il corso del grande fiume e il paesaggio desolato e solitario della campagna, avvolge i suoi abitanti e ne ottunde le menti e finanche i sensi, perlomeno sino all'arrivo inaspettato di una bella e giovane maestra che sconvolgerà le vite di molti di loro.
Un paese in cui la nebbia costringe a percorrere sempre e solo le stesse strade, già battute, già conosciute, segnate da un provincialismo ottuso e ipocrita, fatto di pregiudizi e di apparenza.
Un film noir padano, intenso nei contenuti ma sufficientemente lieve nella messa in scena da non oltrepassare mai il limite, in cui gli interpreti dialogano tra loro e con l'ambiente che li circonda, e in cui solo il giovane protagonista finirà per trovare la sua "giusta distanza" dalle cose e dai fatti. Ai suoi occhi la nebbia inizierà così a diradarsi per svelare quella verità spesso scomoda e imprevista che nessuno vorrebbe mai conoscere. Ma la cui scoperta gli permetterà di percorrere finalmente nuove strade.
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