
Il grande museo trentino di arte moderna e contemporanea ha scelto infatti di rendere per la prima volta omaggio alla scultura del grande artista a distanza di quasi un secolo dall’ultima esposizione al Salon d'Automme di Parigi del 1912. L'artista amava infatti definirsi "più scultore che pittore" e, come le sue opere dimostrano, la sua esperienza plastica ha raggiunto esiti di grande bellezza e rigore stilistico.

Tra le opere più significative in mostra, ritroviamo le sculture dalle forme allungate - quasi più di tante sue figure dipinte - e dalle superfici fluide e scabre, in parte lasciate allo stato grezzo, talvolta appena abbozzate sul retro, e sulle quali appena emergono o si incidono i dati fisionomici: nasi che, come osservò l'amico Zadkine, «scorrono simili a frecce verso la bocca», occhi ovoidali privi di pupille e con le palpebre serrate sotto arcate sopracciliari perfette quasi a raccogliere un mistero arcaico che le assimilano a idoli ieratici e remoti.
A differenza di quello di Brancusi, il «primitivismo» della scultura di Modigliani si sostanzia infatti di suggestioni culturali di più vasta latitudine tra le quali sono da segnalare l'arcaismo greco ed etrusco e, in minor misura, il medioevo romanico e gotico, nonché alcuni spunti decorativi derivati dall'arte khmer: elementi tutti che si amalgamano in strutture plastiche assolutamente nuove e di mirabile coerenza, nelle quali vengono esaltate le possibilità espressive e dinamiche della pietra grezza.