νόστος: il viaggio di ritorno

Not all those who wander are lost.
(J. R. R. Tolkien)

Si dice che nella vita quando le persone o i luoghi sono veramente significativi, si ripresenta sempre la possibilità di ritrovarli. Perché il vento fa il suo giro e ogni cosa prima o poi ritorna. E ogni volta che questo accade si percepisce una sorta di nostos (gr. νόστος), di ritorno, che trasmette quel senso di circolarità del viaggio dell'esistenza il cui fine ultimo è arrivare a noi stessi.

Tra i motivi letterari antichi più diffusi ritroviamo proprio il nostos, il viaggio di ritorno in patria, il cui archetipo è il lungo viaggio di navigazione di Ulisse narrato da Omero nell’Odissea.
Un viaggio che, significativamente, è un ritorno: il suo obiettivo non è condurre l’eroe a una meta, ma ricondurlo in maniera circolare - sano e salvo e più esperto della vita -  al suo originario punto di partenza: a casa. Una casa fisica, Itaca. Una casa interiore, la conoscenza di sè.
Il nostos, il ritorno a casa, si realizza attraverso un viaggio lungo e avventuroso attraverso l’ignoto, affrontando prove impegnative che portano a confrontarsi con i propri limiti e a superarli, e permettono di affrontare le proprie ombre e i propri fantasmi integrandoli dentro di sè.
La circolarità del percorso connota il viaggio non come fine a se stesso, ma come funzionale a un’acquisizione di esperienza e di conoscenza superiori: un progresso rilevabile e misurabile soltanto dal confronto con il punto di partenza, cioè facendo ritorno al luogo nel quale l’individuo possa rispecchiare e conoscere la propria nuova identità.
Il nostos, in quest’ottica, implica dunque anche la nostalgeia, la nostalgia, il “desiderio sofferto di tornare” a casa, per ritrovare le proprie cose, le proprie radici, ma soprattutto se stessi.
È un continuo muoversi in avanti per il desiderio di tornare indietro. Indietro verso la patria, la nostra Itaca fisica e interiore. Indietro verso l’archè, l’origine del tutto.

Il viaggio di ritorno è anche quello nel tempo della memoria, nei ricordi che rendono vivo e presente il passato. Sebbene il ricordo - che qualcuno ha definito come quel curioso laboratorio mentale che spesso si compiace delle piccole cose - ricrea ogni giorno i fatti reinventandoli a suo piacimento e dando loro significati sempre nuovi che di per sè non avevano.
Per Cesare Pavese invece le cose si scoprono attraverso i ricordi che se ne hanno. Ricordare una cosa significa vederla, ora soltanto, per la prima volta. E Lewis Carroll in Alice attraverso lo specchio si spinge ben oltre, a proposito di memoria e di circolarità del viaggio nel tempo, facendo dire alla Regina che è una memoria ben misera quella che ricorda solo ciò che è già avvenuto. Nel mondo delle meraviglie visitato da Alice, fatto di magia e nonsense quasi quanto il nostro mondo reale, è possibile vivere backwards e ricordare anche il futuro perché la memoria opera in entrambi i sensi e non solo nel passato, e si possono pertanto ricordare i fatti anche prima che avvengano. Un ignaro Lewis Carroll anticipava così Jung e la sua teoria sulla sincronicità. Ma forse anche questo non è che un nostos, un ritorno.

Così come sono dei nostoi quegli episodi delle nostre vite che magari a distanza di anni si rivelano essere il perpetuo ritorno di quanto abbiamo già vissuto: uguali ma diversi. Perché se il copione sembra lo stesso, ora a essere cambiati, a essere diversi, siamo noi. Spesso questi ritorni si ripresentano sul nostro cammino come prove da superare, nodi del passato ancora da sciogliere, conflitti rimasti troppo a lungo irrisolti. Se non era buona la prima, la vita ci offre una seconda opportunità. A volte anche una terza. Dipende tutto da noi. Solo una conoscenza più profonda e autentica di noi stessi e delle cose della vita che ci renda liberi da vecchi schemi e vecchie interpretazioni, ci permetterà di rivivere uno stesso vissuto a un livello di consapevolezza e maturità superiori, tracciando un nuovo percorso che attribuisca nuovi significati e getti nuova luce sul passato. Perché come scrive José Saramago bisogna ritornare sui passi già dati, per ripeterli, e per tracciarvi a fianco nuovi cammini. Nonostante gli ostacoli incontrati, le sconfitte subite e le partite perse, il gioco della vita continua. E se il muro da oltrepassare è troppo alto, ostinarci per abbatterlo non serve, a volte basta cambiare punto di vista, basta una deviazione, una svolta, magari imprevista, e poi si ricomincia. Ballando come farfalle, pungendo come api. (S. Zanolli)

Forse, come scrive Paola Mastrocola, nel nostro viaggio quotidiano alla ricerca della nostra perduta Itaca ci servono ali per raggiungere qualcosa di cui ci si è dimenticati, che fa parte di tante vite precedenti, l’antico, il remoto, quel che non conosciamo di noi, si tratta solo di tornare lì, in quei luoghi lontani dell’anima, riappropriarsi di un gesto, di un movimento, delle nostre radici.
Ed è per questo che, come scrive T. S. Eliot nei suoi Four Quartets, we shall not cease from exploration, and the end of all our exploring will be to arrive where we started and know the place for the first time. Perché what we call the beginning is often the end and to make an end is to make a beginning. The end is where we start from. In my beginning is my end. In my end is my beginning.
Nell'infinità circolarità del percorso di ciascuna vita, ogni meta raggiunta non è che una tappa, l'inizio di un nuovo viaggio. Perché bisogna ricominciare il viaggio. Sempre. (José Saramago)

Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga, 
fertile in avventure e in esperienze. 
I Lestrigoni e i Ciclopi
o la furia di Nettuno non temere, 
non sarà questo il genere di incontri
se il pensiero resta alto e un sentimento
fermo guida il tuo spirito e il tuo corpo. 
In Ciclopi e Lestrigoni, no certo, 
né nell'irato Nettuno incapperai
se non li porti dentro,
se l'anima non te li mette contro.

Devi augurarti che la strada sia lunga. 
Che i mattini d'estate siano tanti
quando nei porti - finalmente e con che gioia -
toccherai terra tu per la prima volta: 
negli empori fenici indugia e acquista
madreperle coralli ebano e ambre
tutta merce fina, anche profumi
penetranti d'ogni sorta; più profumi inebrianti che puoi, 
va in molte città egizie
impara una quantità di cose dai dotti.

Sempre devi avere in mente Itaca,
raggiungerla sia il pensiero costante. 
Soprattutto, non affrettare il viaggio; 
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull'isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada,
senza aspettarti ricchezze da Itaca. 
Itaca ti ha dato il bel viaggio, 
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos'altro ti aspetti?

E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso. 
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.

Kostantin Kavafis