Tempus fugit: il tempo fugge, il tempo vola.

Clock in the Musee D'orsay, Paris  by Andy Herbon

Tempus fugit
è un’espressione latina che nasce da un verso delle Georgiche di Virgilio - Sed fugit interea, fugit irreparabile tempus – e che passando per l'opera di Lewis Carroll, Alice nel Paese delle Meraviglie, arriva ai giorni nostri e diventa locuzione di uso comune, una sorta di presa di coscienza del trascorrere inesorabile del tempo che alla malinconia di fondo aggiunge però l’invito a godere del presente perché Chi vuol essere lieto, sia: di doman non c'è certezza come scriveva Lorenzo de’ Medici nella seconda metà del ‘400.

Che cos'è dunque il tempo? Se nessuno me lo chiede, lo so; se voglio spiegarlo a chi me lo chiede, non lo so più. (S.Agostino)

E se Platone definiva il tempo come l'immagine mobile dell'eternità, Einstein con la sua teoria della relatività introduce nel Novecento un nuovo concetto più ampio di spaziotempo in cui il tempo è una dimensione dello spazio.

Tempo come dimensione fisica che si misura in istanti che si susseguono sempre uguali a formare i minuti e le ore e i giorni e gli anni della nostra vita. Tempo come stato di coscienza e percezione soggettiva che si espande all'infinito nel tempo della gioia e dell'innamoramento, e si contrae nel tempo del dolore e della vecchiaia. Tempo che corre, senza più una meta, nella frenesia del nostro vivere quotidiano, tempo che non solo fugge, ma tutto divora come già Kronos - Κρόνος - il dio greco.

E che tempo abbiamo avuto noi? Che cosa ne abbiamo fatto del nostro tempo, di questo dono così prezioso che fugge e sfugge a ogni definizione che cerchi di imporgli dei limiti?

Forse, come scrive Lella Costa, forse, ogni tanto, bisognerebbe proprio che qualcuno dei bambini che conosciamo [] - stufi di sentirsi chiedere in continuazione: "Che cosa vuoi fare da grande? dimmi che cosa vuoi fare da grande” - ci prendesse in disparte, e senza tanti giri di parole, guardandoci dritto negli occhi ci chiedesse:
"Ma tu, piuttosto, tu, si può sapere che cosa hai fatto tu, da grande? che cosa ne è stato di quel senso di infinito che ti prendeva ogni anno, alla fine della scuola, davanti alla distesa sterminata di un'intera estate? che cosa ne hai fatto tu dei tuoi sogni, ma quelli veri, quelli che contano: gli specchi da attraversare, i mondi alla rovescia, i paesi delle meraviglie, i rifugi segreti, gli amici immaginari, le carte magiche, i voli, tutte quelle cose che ti stanno dentro, e ti nutrono l'anima, e ti fanno sentire voluto bene da te... che cosa ne hai fatto, tu, del tuo tempo?".
[]
Perché finalmente lo abbiamo imparato che c'è tempo
soltanto se c'è un tempo,
un tempo per ogni cosa.
Per sceglierne magari una sola di quelle cose impossibili,
però poi realizzarla, costi quel che costi.
E arrivare in un posto per restarci, e guardare con gli occhi spalancati,
perché c'è un tempo per viaggiare e un tempo per costruire,
un tempo per scappare e un tempo per guarire,
un tempo per capire, lunghissimo,
un tempo per spiegare,
un tempo per perdonare,
un tempo per perdere tempo.
C’è un tempo per cambiare e un tempo per
tornare gli stessi di sempre,
un tempo per gli amori e un tempo per l'amore,
un tempo per essere figli e un tempo per farli, i figli,
un tempo per volere una vita spericolata e un
tempo per trovare un senso a questa vita –
che è anche l’unica che abbiamo.
C’è un tempo per raccogliere tutte le sfide,
un tempo per combattere tutte le battaglie,
un tempo per fare la pace, un tempo per esigerla, la pace.
C’è un tempo per dire e un tempo per fare
[]
C’è un tempo per innamorarsi - prorogabile.
C’è un tempo per ballare e un tempo per aspettare,
un tempo per correre,
un tempo per il silenzio.
E se c'è un tempo bellissimo per ricordare
allora ce ne deve essere anche uno calmo per
dimenticare
ma senza perdere
e senza perdersi.
Perché se c'è un tempo per dormire e uno per
morire, forse
- forse -
se siamo sempre stati bravi e attenti,
e continuiamo a tener gli occhi spalancati
allora, forse,
c'è anche un tempo
infinito
per sognare.